Pottery Journey, un viaggio oltre i confini della ceramica

Pottery Journey, un viaggio oltre i confini della ceramica

La mostra benefica di Factory Market che ha incantato i visitatori di questa edizione.

La ceramica accompagna l’uomo da secoli e ha rappresentato dapprima l’espressione della sua coscienza psicologica e secondariamente della sua creatività, ma si tratta soprattutto di un’immensa testimonianza della sua storia e della sua presenza nel mondo, perché essa rappresenta il filo conduttore per interpretare le società che li hanno prodotti ed utilizzati.

Con questa chiave di lettura abbiamo dato vita, durante l’edizione primaverile di Factory Market, a  una mostra intitolata Pottery Journey in cui abbiamo coinvolto undici ceramisti provenienti da differenti aree d’Italia, invitandoli a raccontare attraverso un oggetto la loro riflessione sul concetto di Confine:

Confine come concetto sociale, ma anche fisico, confine come ostacolo, ma anche come protezione, il cui valore è assieme limitante e salvifico. 

Volevamo che questa esperienza fosse per gli artigiani e anche per il pubblico un viaggio nell’esplorazione della Ceramica e delle sue tecniche, ma che fosse anche al servizio di una riflessione sullo scenario migratorio del Mediterraneo come parte di un fenomeno molto più ampio, alla base del quale vi sono eventi che riguardano gli esseri umani, le loro possibilità o impossibilità e  soprattutto le loro storie.

Il risultato è una mostra delicata e significativa come gli oggetti che ne fanno parte, che qui diventano la rappresentazione di centinaia di storie migratorie di uomini, donne e bambini che non conosceremo mai, ma che esistono.

Ogni oggetto in mostra è diventato parte di un’asta benefica il cui ricavato è stato interamente devoluto a Medici Senza Frontiere, che ogni giorno si impegna, in Italia e nel mondo, a fornire cure mediche, orientamento sociosanitario e attività di promozione alla salute, in favore della popolazione migrante bloccata ai confini.

Siamo felici di condividere la poetica degli oggetti e di presentare i ceramisti che hanno donato gli oggetti per questa mostra e per questa causa, unendo etica ed estetica e dimostrando che le community sono luoghi importanti, perché è da qui che si può partire per cambiare le cose, mettendo al servizio degli altri le proprie mani, ma sopratutto il proprio cuore. 

Ecco gli undici artigiani che hanno preso parte a Pottery Journey e la poetica che ha alimentato e dato vita ai loro oggetti:

Alice del Ferraro

OPERA: L’ALIENO

Alieno, dal latino alienus «altrui», straniero, colui che viene da un altrove a noi incomprensibile.

La forma di questo oggetto evoca l’immagine dell’alieno e della sua percezione nell’immaginario collettivo, esasperata nella forma e nel colore, così come la nostra percezione delle differenze, molto spesso percepite come confine invalicabile, piuttosto che come ricchezza umana e culturale.

L’artista utilizza l’oggetto come metafora del pregiudizio, della distanza che si crea con i migranti, percepiti esclusivamente come una minaccia al sistema economico e sociale piuttosto che come una ricchezza e una possibilità di connessione umana.

OPERA: NODUS

Questo oggetto incarna un significato biunivoco: il nodo come legame, unione indissolubile stabile e saldo, ma come impedimento, come barriera da cui non è possibile allontanarsi.

L’artista ci invita a empatizzare con chi si trova tra queste due visioni, legato a una terra e una cultura a cui appartiene e quindi difficile da lasciare e l’esigenza di liberarsi da forze e violenze che soffocano le libertà. Questa opera è una riflessione sulle volontà e le possibilità dei migranti in diverse aree del mondo.


C.A. ceramics

Claywa


Concreta

Erba Brusca


Conirossi

OPERA: FORTE UNIONE 

La realizzazione di questo oggetto è possibile grazie all’unione e all’equilibrio di due materiali apparentemente opposti come il ferro e la ceramica, che l’artista vede come complici, in quanto si sostengono reciprocamente.

In questo equilibrio instabile e necessario i due fiori riescono a trovare comunque la capacità di unirsi e rapportarsi gli uni con gli altri, trovano così il giusto equilibrio nel proprio confine.

Questo vaso rappresenta la possibilità di trovare una connessione andando oltre il confine, che diventa così soltanto una barriera mentale.


Inna Burshtein

Interra Ceramic


Premiata ceramica

OPERA: PASSAGGI DI STATO 

In questa opera l’artista analizza il concetto di Confine applicandolo a un processo fondamentale nella lavorazione della ceramica, la cottura, il passaggio in cui le terre diventano ceramica .

L’aspetto più importante in questa fase è il punto di fusione dei materiali, che in questo caso diventa il significato dell’opera stessa: la fusione è infatti una rottura del confine, la creazione di una nuova unità, il superamento  del limite.

L’artista invita con una “provocazione tecnica” a pensare fuori dagli schemi al fine di attivare un nuovo approccio, tecnico, estetico ed etico.


Renato ceramics

OPERA: VASO HALI

L’ispirazione di quest’opera viene dal libro “La Frontiera” di Alessandro Leogrande

“Una linea fatta di infiniti punti, infiniti nodi, infiniti attraversamenti. Ogni punto una storia, ogni nodo un pugno di esistenze. Ogni attraversamento una crepa che si apre. È la Frontiera. Non è un luogo preciso, piuttosto la moltiplicazione di una serie di luoghi in perenne mutamento, che coincidono con la possibilità di finire da una parte o rimanere nell’altra”. 

Realizzando il pezzo a due mani le artigiane sono partite esplorando il Confine tra loro, quello che come duo le tiene unite e contemporaneamente le separa.

Il risultato è un pezzo dove gli infiniti punti, nodi e attraversamenti della materia e del colore diventano fluidi, indistinguibili tra ciò che è di una e ciò che è dell’altra, smembrando il confine che diventa così una forzatura, un ostacolo,  lasciando spazio alla connessione, alla collaborazione come arricchimento e necessità.


Sara Scalzotto

“Volevamo che questa esperienza fosse per gli artigiani e anche per il pubblico un viaggio nell’esplorazione della Ceramica e delle sue tecniche, ma che fosse anche al servizio di una riflessione sullo scenario migratorio del Mediterraneo come parte di un fenomeno molto più ampio, alla base del quale vi sono eventi che riguardano gli esseri umani, le loro possibilità o impossibilità e  soprattutto le loro storie.”

Foto analogiche di Filippo Candotti

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